Verso un sabato senza tramonto
“Ho raccolto queste pagine fra tante letture, e conto di offrirle a chi vorrà farci attenzione…
Forse non sono le migliori sul tema e la scelta non ha pretese; solo le anima la speranza di ogni seme gettato con amore e abbondanza: vorrei rivivere il gesto largo e simmetrico ripetuto dal nonno quando seminava davanti ai miei occhi di ragazzo incantato”.
(dall’introduzione al libro)
“Ogni cosa che finisce muore nel momento stesso del suo compimento, ma nello stesso tempo è gesto di fecondazione, che entra come seme nel terreno fertile della vita: nascere e morire sono aspetti e processi inseparabili della vita. Devono essere accolti e compresi insieme se ci si vuole veramente accostare al mistero dell’uomo. […] Sabato senza tramonto potrebbe voler dire il riuscire a prendere coscienza, nel giorno del compimento della nostra esistenza individuale, del senso di continuità della vita, giungendo quasi a toccare con mano, nell’ora del trapasso, il punto di sospensione tra la vita e la morte, momento sacro di transizione tra il tramontare della personalità e l’albeggiare dell’anima. Potrebbe forse anche voler significare la possibilità di cogliere, non solo in prossimità della morte fisica, ma in ogni fase umana di passaggio tra qualcosa che giunge a termine e qualcosa che sta per nascere, un vero e autentico momento di vita, ad un tempo fuggevole ed eterno riconoscendolo come particella trasformativa della vita, che si ricongiunge col principio di fecondità della Creazione”.